Musica
5 STELLE
Ermenegildo del Cinque (1701-1773) fu un personaggio davvero singolare: pur essendo di nobili origini, divenne Abate e condusse una vita modesta e frugale, praticò la musica da dilettante ed entrò a far parte dell’Accademia romana dell’Arcadia (con il nome di Pomildo Geraniano), dlstinguedosi come un abile violoncellista e come un prolifico compositore di melodrammi, oratori, cantate (lavori purtroppo in buona parte perduti) oltre a parecchia musica strumentale. In quest’ultimo ambito compose alcune centinaia di Sonate per uno, due e tre, violoncelli, tutte caratterizzate da una scrittura alquanto virtuosistica: per questo può essere considerato uno dei più significativi autori per lo strumento e tuttavia molte delle sue composizioni ad esso dedicate sono poco note ed ancor meno eseguite, nonostante la loro indiscutibile qualità e valenza melodica. Questo importante CD dell’Arcana ci propone ora un’interessante silloge dì otto sonate: due per due violoncelli, sei per tre violoncelli e basso continuo (i nn. 5, 6, 9, 11, 16, 17). Si tratta di lavori formalmente concepiti nei quattro movimenti tipici della “sonata da chiesa” anche se emergono spesso tempi lenti o moderati in una collocazione insolita rispetto a quella più consueta («lento-veloce-lento-veloce,.). Non mancano poi indicazioni di movimenti nei quali le prescrizioni agogiche sono unite a quelle più specificatamente tecnico-esecutive (come nel caso del vivace e vibrato della Sonata n. 5). Sul versante stilistico risalta il ricorso ad un linguaggio tipico del repertorio tardo-barocco, pur qua e là mediato da risvolti galanti, sempre evitando comunque i ritmi danzanti. Efficaci in questo contesto i fluenti cantabili (suggestive, al riguardo, le Sonate per tre violoncelli n. 6, n. 9, n. 15 e la Sonata, in Re minore per due violoncelli), mentre i tempi veloci risultano assai incisivi e trascinanti (non poco coinvolgenti, al riguardo, il quarto movimento della Sonata n. 6 e il secondo tempo della sonata in Mi minore per due violoncelli).
In ugni caso tutti movimenti sono in genere piuttosto concisi sempre caratterizzati da una scrittura nella quale uno dei solisti svolge tuta funzione di sostegno, simile a quella del basso continuo ( ciò vale soprattutto per le Sonate per tre violoncelli), pur prevalendo una più complessa impostazione dialogica per tutti gli strumenti.
Questo raro ed insolito repertorio ci è proposto da un gruppo di valenti strumentisti, tutti molto noti e agguerriti, a cominciare dai violoncellisti Ludovico Minasi, Cristina Vidoni e Teodoro Baù, assai affiatati e stilisticamente rispondenti alle peculiarità di tutte queste composizioni, offrendo in tal modo un’immagine sonora globale di alto livello, per la qualità e la varietà del suono, per il calore e la notevole sensibilità nella resa dei tempi lenti (grazie anche ad una ricca gamma dì dinamiche), per l’intesa perfetta nei densi passaggi dialogici e in quelli più energici e vorticosi (come nel già citato e quarto tempo tempo della delle Sonata n. 6 e il secondo tempo della Sonata n. 17. Notevole anche la realizzazione sempre varia e ariosa del basso continuo, affidata al noto liutista Stmone Vallerotonda e al clavicembalisia Andrea Buccarella, entrambi pienamente rispondenti alle peculiarità della scrittura e all’impostazione globale voluta dalla direzione di Minasi. Grazie a questi risultati possiamo senz’altro affermare che è stata finalmente resa giustizia all’ autore, sperando che diverse altre sue opere possano uscire dall’oblio.
Il disco, ottimamente registrato, è stato accompagnato da un fascicolo comprendente un ampio ed accurato saggio informativo sull’autore firmato dalla studioso Marc Vanscheeuwijck, offerto anche in lingua italiana.
https://www.rivistamusica.com/wp-content/uploads/2022/10/068-5stelle341.pdf